Brand aspirazionali, rap & fashion brand

“Our business is infested with idiots who try to impress by using pretentious jargon.”
David Ogilvy

Spesso la strategia di un fashion brand punta a costruire un marchio che sia il più possibile aspirazionale. Un marchio capace di farti pensare “Non potrò mai averlo, costa troppo per me!”.

Il sogno che ti viene proposto punterà dritto al tuo edonismo e ti fa intravedere una vita di: lusso, comodità e stili sopraffini.
Una vita che non hai, ma che sublimi grazie all’acquisto di una cintura in pelle con fibbia grossa, perchè alla fine “..lavoro sempre, uno sfizio posso anche togliermelo, o no?”.

Sullo stesso ring anche i rapper, la cui aspirazione più ricorrente – oggi – sembra essere: fare soldi e vivere nel lusso. Esattamente lo stesso sogno proposto dai brand aspirazionali.

Quando questi due sogni si scontrano nasce l’inferno di ogni brand manager: la volgarizzazione del marchio.

In altre parole quando pensi a Versace non ti ricordi più dei vestiti della casa di abbigliamento ma ti vengono in mente Migos, Drake, Meek Mill, Tyga o frah dei crookers. Peggio ancora, Riff Raff con Dolce & Gabbana. Immagini del tutto volgari e distanti da ogni evento legato al fashion, vedi ad esempio l’ultima Vogue Fashion Night Out 2013.

Dolce & Gabbana

Versace

Givenchy

Chanel
Chanel west coast

Gucci
gucci mane

Kreayshawn

Bello Figo (ex GucciBoy)

Se la passano meglio alcuni brand street/urban che da tempo condividono il proprio sogno con il proprio pubblico:

Adidas

Nike

extra:

23/Jordan