L’inutile conoscenza

Leggo oggi un articolo apparso su Repubblica, nel quale ho trovato un passaggio che mi ha decisamente dato da pensare.
Nell’articolo si parla del nuovo trend (tutto italiano) che sta prendendo il mercato del lavoro, della trasformazione da cocopro a partita iva, dei “liberi professionisti subordinati”. Non sono queste però le considerazioni più importanti del testo, allarmante, specie per il futuro del nostro paese, è il passaggio che definisce perfettamente la situazione che sta colpendo da vicino molti operatori della conoscenza e dell’informazione. Di seguito:

A compiere il percorso da atipico a “libero professionista”, senza più nemmeno un accenno di diritti e di tutele, è ancora la generazione dei trentenni, l’ala marginale del mercato del lavoro.
Eppure questo pezzo di knowledge worker, lavoratori della conoscenza, intellettuali moderni, flessibili e innovativi, avrebbe dovuto rappresentare l’avanguardia di una sorta di neo- borghesia in una società post-industriale. Questa, a sua volta, avrebbe dovuto spingere verso un incremento della produttività e arrestare il nostro declino, sfruttando le nuove tecnologie. La realtà è stata diversa e si è tradotta soprattutto in un progressivo e malcelato tradimento nei confronti di una generazione di giovani professionisti.

Quanto è importante oggi la conoscenza? quanto l’informazione? e quanto lo saranno per il sistema paese in futuro?  siamo diventati una società figlicida dove per la sussistenza di un organismo maturo si sacrifica il domani? …. e domani?

L’ultima beffa del lavoro precario “Apri la partita Iva o ti licenzio” – economia – Repubblica.it