Disclaimer
Questo blog solitamente non parla delle mode tecnologiche del momento, dell’hype da startup o della fuffa del glorioso paese dell’internet, oggi però, farò un’eccezione. Oggi vi parlo di Tsū: un social network che conosco da ben 7 ore. Un social network che dice di pagare ogni utente per i contenuti pubblicati.
Per spiegarvi Tsū devo spiegarvi Facebook, per chi ha già scrollato il post è l’ha considerato TLTR vi metto il nocciolo della questione in bold in fondo al post! ok?
Il Matrix (Facebook)
Qualche tempo fa dicevo che Facebook sarebbe morto o che sarebbe diventato la televisione. Beh a quanto pare ha vinto la seconda ipotesi.
Facebook è quel mostro blu che ci ha catturati tutti. Ogni giorno 1,4 miliardi di persone (Feb 2015) vivono la propria giornata attraverso uno schermo. Leggiamo il mondo, la realtà, attraverso i risultati dell’algoritmo di una piattaforma pubblicitaria (mi ricorda un po’ la televisione commerciale italiana anni 80/90′).
Tutto questo a mio avviso crea delle distorsioni assurde nella percezione delle notizie, delle informazioni e dei dati che regolano il nostro universo. La mia bacheca è un susseguirsi di: gattini, stragi, morti-ammazzati, tette, odio razziale, lego, promozioni, EXPO, tattoo, sconti, post che indagano l’importanza della serp di Google, “fai like per il si, commenta per il no”, il “ROI dei social media” e singoli di Fabri Fibra.
Fra i vari problemi, per esempio, non riesco più a capire la differenza tra un politico – che so, per dirne uno, Salvini – e un troll – che so, per dirne uno, Dan Bilzerian – non aiuta a far chiarezza nemmeno sapere che uno dei due è stato sospeso da Facebook.
In mezzo a tutto questo delirio ho la sensazione di perdermi alcuni contenuti di valore perchè non sono stati condivisi da una grossa massa di utenti o perchè non sono stati messi sotto advertising da qualcuno.
Oltre a essere telespettatori siamo anche autori.
Come autori televisivi anni 80/90′ abbiamo capito che quello che funziona bene su questo network è il trash oppure il bombardamento pubblicitario. In altre parole oggi: se sei un’azienda, se sei il compagno di classe introverso oppure semplicemente una persona riservata, mettiti il cuore in pace, nessuno leggerà mai i tuoi contenuti.
Anche nel caso più fortunato in cui il tuo contenuto sia: bello, di valore, condiviso e apprezzato da tutti, tu, comunque, non percepirai alcun guadagno.
In sostanza possiamo solo dare: i nostri dati, le nostre preferenze, le nostre reti, i nostri contenuti migliori. Queste è ciò che tiene in vita la grossa “matrice di numeri” che ci alimenta e che alimentiamo.
Morpheus raccontava il Matrix a Neo così:
« Matrix è ovunque. È intorno a noi. Anche adesso, nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla finestra, o quando accendi il televisore. L’avverti quando vai a lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. È il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verità. »
Tsū (Morpheus)
Tsū potrebbe essere il nostro Morpheus? Settimana prossima ne parleremo ancora? Non ne ho idea.
Questa startup newyorkese, di 20 mesi di vita e 7 milioni di finanziamento già incassati, propone un nuovo modello sul mercato dei social: pagare gli utenti per i contenuti pubblicati. Più i tuoi contenuti sono buoni, commentati, “likati” e condivisi più accumuli soldi sul tuo account. Ogni profilo ha due sezioni per tracciare l’andamento della tua presenza online: Bank e Analytics.


Inoltre la piattaforma implementa già tutte le classiche dinamiche di Facebook e Twitter, gestendo così: Follower e amici, like e share, commenti e media diversi. Le regole su i contenuti, secondo questo utente, sono abbastanza rigide:
Per finire, alcune pagine implementano il tasto “Transfer Funds”: un’ottima idea per trasferire fondi come donazione (oppure in futuro per poter comprare/pagare oggetti e servizi a singole aziende o tra privati).
Qui, in un’intervista a FOX Business, il founder Sebastian Sobczak parla un po’ di questa feature, dell’idea principale dietro alla sua startup e ipotizza qualche ritorno economico per gli utenti.
Con altissima probabilità Tsū è fuffa ma trovo interessante l’utopia proposta da Sebastian. A dire il vero non sono nemmeno certo che questa sia la strada per il “bene” ma sicuramente è una strada nuova, che potrebbe:
- Ricompensare chi produce contenuti di valore
- Migliorare la qualità dei contenuti dell’intera piattaforma (o dimostrare che all’umanità interessano solo i gattini e morti-ammazzati)
- Dare un senso a tutte le vanity metrics come: like, share, numero di follower
- Dare pari visibilità a grandi aziende (con tanti capitali da spendere in advertising) e piccole aziende che potrebbero sperimentare idee e contenuti nuovi e assurdi per farsi trovare
- Permettere all’intera rete di fare del bene, devolvendo i ricavati di tutto l’overload informativo che tutti i giorni produciamo
- Dare una risposta sana alla domanda “Quanto vale il ROI dei social media?”
- Permettermi di comprare il nuovo disco di Marracash pagandolo con noiosi post di marketing
La bad news sono che, al momento, Tsū viene utilizzato dagli utenti a mo’ di struttura piramidale (si può guadagnare anche invitando altre persone), ha contenuti simili al compro-oro-diventa-ricco-con-internet-in-5-facili-mosse, è buggato e le applicazioni mobile sono davvero bruttarelle.
Se vuoi provarlo l’invito è qui, attraverso il mio account. Ricorda anche la proposta di Morpheus:
È la tua ultima occasione, se rinunci non ne avrai altre. Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant’è profonda la tana del bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più.
Riassunto per chi non ha letto il post perchè TLTR:
Facebook mi fa paura mentre Tsū sembra essere proprio l’idea che Google+ non ha avuto. Google ha preferito aggiungere il cappello da pirata a hangout piuttosto che collegare il magico-tubo di Adsense a tutti i profili del network.