#bastacazzate – una check list per la tua startup

#bastacazzate è l’urlo sottovoce mio di MicheleAlessandro e di qualche altro webdebs.

 #bastacazzate è la prima  idea strampalata che ti viene e che subito vedi impresa multinazionale; è la startup tecnologica improbabile; è l’amore tuttoitaliano di imitare l’America; è l’hype creato dal giornalista che si è scoperto tecno-esperto e dal proprio giornale/blog descrive un mondo fantastico, che non c’è.

#bastacazzate è voler riportare la gente con i piedi per terra perchè se tanto entusiasmo, tante risorse, tanta fatica, fossero focalizzati verso qualcosa di serio allora davvero potremmo fare qualcosa di bello e utile (…tipo creare aziende funzionanti, con business model che diano lavoro).

 #bastacazzate non è contro gli startupper e le startup, ma è per una loro “selezione all’entrata”, come in discoteca: solo i migliori passano il cordone rosso 🙂

#bastacazzate è una lista di semi-citazioni e storie vere, creata a più mani da chi le startup non le racconta a pitch, convegni, seminari ma le realizza – come fornitore – per conto di qualcun altro.

Detto questo, quella che segue è la nostra check list: se rispondi NO a tutti i punti stai facendo un’azienda (-ehi, questa cosa è utile qui in Italia!) e stai pensando a creare valore diffuso. Se rispondi SI a alcuni punti allora, probabilmente, sei soggetto all’hype-da-startup, non è grave ma nel 99% dei casi consuma valore e risorse. Buona check list a tutti:

L’Idea

  1. Hai un’idea e credi che sia l’idea migliore mai concepita da un essere umano.

  2. Hai un’idea, non l’hai ancora realizzata, ma hai già tra le mani un NDA che intendi far firmare a tutti quelli disposti ad ascoltarti.

  3. Condividere il tuo progetto ti terrorizza perchè pensi che i grossi player ti copieranno.

  4. Hai un’idea, non l’hai ancora realizzata, ma hai già registrato il nome e il logo in tutta Europa, America e in un territorio a scelta. Ovviamente il dominio nelle varie declinazioni è già in tuo possesso, non si sa mai.

  5. Impieghi 2 ore per spiegare il tuo progetto, anticipandolo con scenari futuristici composti da: arcobaleni, unicorni, orsetti del cuore e il tuo prodotto utilizzato da tutti. Probabilmente stai dormendo. Ti devi svegliare.

  6. Il tuo prodotto identifica o evidenzia molto bene un problema, ma non lo risolve. (questa è di @unlucio)

  7. La tua idea (il tuo prodotto web) è un secondo lavoro e/o un hobby.

  8. Il tuo progetto è un mix tra LinkedIn, Facebook, FourSquare, Twitter e Instagram. Però diverso.

  9. Tutti quelli a cui l’hai raccontato ti hanno detto che è una figata. Compresi i tuoi genitori e i tuoi amici più cari.

Target & Mercato di riferimento

  1. I tuoi maggiori competitor sono multinazionali tecnologiche, il cui CEO a Natale pranza con Obama. O peggio: (dalla tua ricerca di mercato risulta che) non hai competitor e credi che questo sia garanzia di successo.

  2. Il tuo prodotto è per tutti.

Il modello di business

  1. Non hai un modello di business e non ti serve perchè punti alla user base grossa. Dopodiché via con l’exit.

  2. Non hai un modello di business e non ti serve in fase di startup, esso ti apparirà magicamente in sogno una volta lanciato il prodotto/servizio.

  3. L’advertising è il tuo modello di business. Arrivato a 1 milione di utenti, farai un sacco di soldi.

  4. Utilizzi un software per auto-generare il tuo business plan.

  5. Non intendi investire tempo o soldi nella tua idea (sebbene sia vincente) e chiedi a terzi di lavorare gratis in cambio di revenue o visibilità. (questa è di @manuelnatale)

Comunicazione

  1. Non hai un budget serio per il lancio del prodotto.

  2. Non hai una strategia di comunicazione.

Features

  1. Hai 1000 features/varianti/linee di servizio. Chissenefrega degli extra. Fai una cosa sola: chiara, semplice, diretta, utile, una cosa che va da A –> B senza passare dalla Z, dalla H o dalla T.

  2. Vuoi tutte le features prima di lanciare il progetto.

Team

  1. Lo sviluppatore principale è tuo cugino.

  2. Il tuo webdesigner è… no quello non serve adesso, lo assumo dopo.

  3. Non hai un team per sviluppare la tua idea, non la sviluppi tu perchè non sei un tecnico ma farai tutto in outsourcing o con contractor.

Extra

  1. Sogni San Francisco.

Spero che tu abbia risposto NO a tutto. In tal caso, ti auguro un futuro di successo, ti auguro di espanderti in fretta e di assumere un sacco di giovani in cerca di lavoro. Se hai risposto SI, ti auguro le stesse cose, ma ti mandiamo un in bocca al lupo in più!

#bastacazzate è aperto a tutti, se avete altri consigli da condividere, scrivete nei commenti, su twitter o dove vi pare.

edit: Ecco i consigli dei telespettatori

  1. Chiami la tua “startup”, “startup”. torna al punto 1. (via @a2co_utd)
  2. Non hai un’idea, ma sai che vuoi fare una startup (via @Paoloduina)
  3. Vuoi fare la startup perchè cosi accedi al bando della regione/europa/mondo per il contributo di 1000 milioni (via @michelegallina )
  4. Hai un biliardino in “sala relax” (sic.) o pensi di acquistarne uno appena te lo puoi permettere? (via @areaweb)
  5. Pensi che l’agenzia potrebbe “partecipare” alla startup così non la devi pagare. ( via @venturez)
  6. Quando racconti la tua idea a qualcuno entro cinque minuti dici: “Vedi, l’unico mio problema è che qua in Italia nessuno ti da’ 100mila euro per iniziare con un idea come questa se non sei figlio di qualcuno. Se fossi in Silicon Valley, a beh allora non saremmo qua a parlare della mia idea, ma della mia azienda da 10milioni di euro” (via @frazambe)
  7. Anche se gli altri non lo capiscono tu sei lo Zuckerberg italiano e “sui blogge” ti descrivono già così (via @stemax73)
  8. Sei un fautore del “se il prodotto è figo, marketing & sales non servono!!” (via @techinco blog)
  9. Stai facendo startup da più di 4 mesi e in mano hai solo una landing page. (via @diego_durante)
  10. Hai fatto il corso estivo nel camping dello startupper (via @Drama78)
  11. hai trovato la soluzione, tocca soltanto trovare il problema (via @Rmagnifico)

16 Strumenti per la Gamification

Per festeggiare il mio nuovo titolo della settimana, autonominato, Social Gamification Dwarf , in onore a WOW, copio incollo sul blog qualche tool che mi è capitato di valutare in questo ultimo periodo. Fatene buon uso e fate “giochi” divertenti (ed in caso segnalatemeli tra i commenti, così li provo.. ).

Soluzioni Open, Free, ad hocs, plugin.

1. Achievements for BuddyPress

Achievements for BuddyPress è a un plugin interessante per chi già sta lavorando con BB. Il loro about in due righe spiega tutto:

Achievements gives your BuddyPress community fresh impetus by promoting and rewarding social interaction with challenges, badges and points.

Particolarmente vasta la lista di dinamiche di gioco sulle quali si può lavorare, qui un’immagine sempre rubata da wordpress plugin.

Qui sotto invece un noioso video di intro, andate direttamente a 6min.

2. WordPress Answers

WordPress Answers è un plugin a pagamento che implementa un tamplate basato su domanda e risposta (Q&A) ed una serie di meccaniche di gioco. In base alle risposte date e alle domande aperte si possono assegnare agli utenti badge e livelli. Esattamente come su stackoverflow.

Stiamo utlizzando questo plugin su un paio di progetti di Uncle Pear: sembra essere un buon alleato per tutti i progetti che vanno dalla customer care, al KM, all’idea generation.

Le meccaniche di gaming così come appaiono appena dopo l’installazione sono abbastanza rigide: basate cioè solo sulle interazioni primarie come n di post e n di risposte. Lavorando un pò si possono collegare altri indicatori, legati al profilo o altri dati generati dall’utente.

Trovate una demo qui ed una review qui.

3. OSQA

 OSQA è l’alternativa free (sempre open) a WP-Answers. Se già la versione WP sembra aver preso molto da stackoverflow, OSQA direi che ne è l’esatta copia.

4. LaunchRock


LaunchRock mi è sembrata un’ottima piattaforma per “gamificare” il rilascio di un app, un tool online o qualsiasi altro lancio che necessiti un forte hype in poco tempo (peccato però che la durata dell’hype generato diminuisca in fretta).

LaunchRock si è diffuso molto con il lancio di http://vizualize.me/.

LaunchRock assegna alla mail di ogni subscriber un link unico e su questo costruisce una serie di indicatori legati al volume dei suoi sharing: più il link viene condiviso più il ranking del giocatore sale.

In questo modo ogni giocatore/subscribers è incentivato a condividere per guadagnarsi: la promozione, il lancio o l’accesso alla private beta collegate alla promozione.

n.b. in più launchrock ha coniato il termine Earlyvangelists
e solo per questo merita di essere citato (vedi la mia nuova carica ad inizio post…)

Piattaforme a pagamento

Oggi son una dozzina i player di questo mercato, secondo la ricerca di M2 Research fra qualche anno potranno spartirsi 1.6 B$. Il mercato si divide una torta di servizi molto vasta che spazia dall’interno (organizzazione aziendale) all’esterno dell’azienda (marketig, branding,comunicazione), cosa che fin ad ora è successa solo alle suite di social business/enterprise 2.0:

  • fedeltà del brand
  • riconoscimento del brand
  • coinvolgimento delle persone (dell’organizzazione o fra i clienti)

Ho trovato molta difficolta a comparare, testare e provare la loro offerte: la maggior parte di questi offrono una demo solo in call conference. Per questo motivo in questo post ne propongo solo tre, visti in modo più approfondito,  vi rimando a questo blogpost o sul fondo di articolo per la lista completa.

 5. BigDoor, Quick Gamification for WordPress.

BigDoor è una startup che offre tools per “gamificare il tuo blog”.

Grazie ad un plugin per wordpress ed una registrazione su bigdoor.com puoi accedere alle loro api e offrire punti esperienza per ogni interazione utente/blog basata su commenti o check-in.

Big door è quasi magico: installato il plugin non ti resta che decidere i tre parametri e “premere il grosso bottone” (-cit @unlucio ).

In automatico Bigdoor, crea livelli, badge, classi di esperienza etc etc… Tutto può essere modificato grazie alla sua semplice interfaccia admin su wordpress e su Bidgoor.com.

Bigdoor mostra i suoi muscoli su un elemento che, ad ora, non viene nemmeno valorizzato come primario: Bigdoor crea anche un’economia virtuale, sul tuo blog. (sbav!).

In altre parole i punti esperienza guadagnati possono essere “spesi” tra i giocatori e verso il sistema stesso per sbloccare ricompense di vario genere. (spero presto che lo implementino sul mio blog preferito: leganerd.com). Da qui si diramano una serie di opzioni per l’economia virtuale, fra le quali la possibilità di fissare cambi dollari/punti esperienza.

In più dicono cose come questa:

Ultimamente BigDoor si è comprata http://www.onetruefan.com/, altra piattaforma di gamification basata sull’installazione di una barra nel proprio browser.

6. Badgeville

Badgeville è indubbiamente uno dei più grossi player di questo mercato, offre un’intera piattaforma dedicata alle dinamiche di gioco, che chiama “Dynamic Game Engine” DGE. Integrabile con i social media più diffusi, avrete l’imbarazzo della scelta su come arricchire l’esperienza dei vostri utenti.

7.Bunchball

Bunchball  è l’altro grosso player. Anche questo come Badgeville e BigDoor mette a disposizione un’intera soluzione per la gamification.

Bunchball, come badgeville, è altamente integrabile e può essere verticalizzato nelle soluzioni più varie, a mio parere però Bunchball ha un’offerta più chiara, usalo per:

  • Coinvolgere gli utenti
  • Fidelizzare utenti sull’ecommerce
  • Come strumento interno all’azienda

..sembra quindi che si siano letti il report di M2 😉

Seguono gli altri (a me) “oscuri” player

Recuperati sempre dalla ricerca di M2 e da questo post.

8. Gamify buono anche il suo wiki sulla gamification, da consultare.

9. CrowdTwist

10. Cynergy

11. SpectrumDNA

12. Reputely

13. iActionable

14. Scvngr

15. Manumatix

16. Leapfrog Builders

Mi sono perso qualche strumento? Ne conoscete altri? Altre soluzioni all’attivo? Commenti, commenti, commenti! Grazie 😉

Social Games in China – The New Import/Export Business!

Wow sembra che qualcosa della mia vecchia tesi sull’Economia Virtuali esista ancora!
Sono molto contento di aver trovato,a distanza di anni, una presentazione così profonda proprio sulla situazione Cinese e l’import/export di virtual goods.
Una presentazione non proprio semplice ma che spero riesca ad aiutare chi ancora sta portando avanti ricerche e studi in questa offuscata materia, check it!

Due paesi in uno

Perchè tutto questo?


Italia – Nielsen

A favore degli investimenti online gioca senza dubbio la vastità del mercato target, che permette grazie alla flessibilità di investimento di rivolgersi tanto ai grandi gruppi quanto alle piccole e medie imprese. Ampie fette di utenti si spostano allo stesso tempo dalla fruizione di media tradizionali alla navigazione su internet. E si tratta in ampia parte propio dei segmenti di audience più appetibili per i pubblicitari, vale a dire adolescenti, universitari e giovani professionisti.


Italia – Mediaset SPA

Inghilterra

Proprio così: per la prima volta la spesa pubblicitaria online supera quella alla TV. E’ l’Inghilterra a segnare questo primato, frutto di un incremento del 4.6% della spesa su internet che raggiunge così quota 23.5% del mercato totale degli investimenti in pubblicità, ma soprattutto per via di un calo (o di un crollo sarebbe meglio dire) pari al 17% della spesa pubblicitaria sul mezzo televisivo che raggiunge così quota 21.9% piazzandosi al secondo posto.

fonti

YouTube – Emilio Fede contro Facebook
Online vs Offline « Wondermark
La spesa pubblicitaria online sorpassa quella alla TV: succede in Inghilterra | myTechnology

Subvertising 8 – “Famosi per 48 Secondi”

Nel numero di Giugno di Subvertising trovate un articolo scritto a 4 mani dal titolo “Famosi per 48 Secondi”, racconta la pazzia dei blogger facendo una carrellata su chi nel mondo ha saputo sfruttare al meglio (o al peggio) questo “strumento“!

Famosi per 48 secondi.

“Nel futuro”, diceva Warhol nel 1968, “ognuno sarà famoso per 15 minuti”: la sua stima,
con tutta probabilità, era eccessiva.Internet ha democratizzato la fama, e contemporaneamente l’ha resa effimera e incastrata in un frame cognitivo, se possibile, ancora più stringato. Il tempo di permanenza medio su una pagina web sarebbe, secondo le stime di Nielsen Netratings, di 48 secondi: è questo il tempo che l’utente passa davanti alla pagine dalle tante celebrità del web.

continua