Il grande business della pace via internet – #i4p #wired @riccardowired

Oggi è lunedì e come ogni buon lunedì mattina gli animi sono infiammati. Il mio pure.

Mi chiedo perchè mai devo entrare in  Twitter e leggere la grande scoperta d’acqua calda:  Internet for Peace è marketing, con tanto di complimenti a Riccardo luna, Wired, Ogilvy ed a tutto il gotha del web italico (strano caso, per la maggior parte, sono anche gli stessi autori di wired ita)

La cosa mi disturba. Veramente un pessimo utilizzo della rete.

La libertà della rete esiste  anche quando un ristretto gruppo di persone si riunisce e si accorda su come influenzare la rete nei mesi futuri?

Siamo davanti al grande circo degli influencer italiani, i sempre presenti a convegni, workshop e seminari, professionisti e manager dalle qualità indiscutibili che riescono a muovere network di carta stampata, network televisivi, contatti, nomi, marchi e masse.

Il concept della campagna è fra i più classici dei social media: sposiamo una campagna sociale per comunicare il nostro brand (o la nostra rivista).

La vera fortuna (bravura) è stata nel portare sotto lo stesso ombrello molti altri grossi marchi, così una campagna di comunicazione (è un costo solitamente) è diventata un ricavo (?).

Collegando il pezzi del puzzle.

I più grandi nomi italiani da un lato si danno battaglia per la libertà della rete, per la morte della rete, per l’estinizione del copyright a colpi di tweet, blog e editoriali. Dall’altra trovano un bel modo per fare una campagna comune che sotto i propri marchi  veicola diversi brand multinazionali, con tanto di pagine e pagine di spazi pubblicitari pensati ad hoc, all’urlo unisono di “Internet è Pace”.

Colpo di scena finale: #i4p è un fallimento (per l’ottenimento del Nobel) ma tra le righe di blogs e tweet si legge un bel “ve l’abbiamo fatta, il nobel non l’abbiamo preso ma il marchio l’abbiamo spinto”.

Qualche altro violino, qualche altra frase dal tono sensazionalistico e ancora viva la rete e viva la libertà.

Quindi.

Non sono d’accordo nemmeno con Mirko Pallera, internet il premio se l’è comunque vinto:  il giorno della nomina del nobel la libertà della rete era nei tweet su Liu Xiaobo.

Oggi Wired toglie Twitter dalla propria home. Perchè non mettere questa come copertina del prossimo numero?

Risposte.

Quella che segue è la risposta di Riccardo Luna alle critiche.

Spero che Wired riesca a recuperare presto la fiducia persa magari con una copertina proprio su Xiaobo. Qui sotto i tweet con hastag #wired .


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